sabato 28 novembre 2009

L'intervista al genio della porta accanto.

Finalmente sono riuscita a trovare il mio genio da intervistare!!!
Ho pensato di intervistare un amico di mio padre, Antonio Gallonelli, un ingegnere di 56 anni.

… E ora via con le domande …
1- Qual è stato il suo percorso di studi fino ad oggi?Tornasse indietro rifarebbe la stessa scelta?
Innanzitutto mi presento, mi chiamo Antonio Gallonelli, sono nato il 17 luglio 1951, quindi ho 56 anni, e vivo a Sarmato, un paesino in provincia di Piacenza, dove esercito la mia professione, quella di ingegnere.
Dopo aver conseguito la maturità classica a Piacenza, mi sono trasferito a Milano, iscrivendomi alla Facoltà di Ingegneria Elettronica presso il Politecnico. Terminati gli studi universitari all’età di 27 anni, sono ritornato nel mio paese nativo, Sarmato, dove ho aperto il mio studio di ingegnere e da più di 26 anni esercito con molta passione questa professione, come se fosse il primo giorno.
Tornassi indietro rifarei volentieri questa scelta, poiché sono rimasto molto contento circa la formazione che mi ha dato sia il Liceo Classico, dal punto di vista umanistico, sia anche l’ università, dal punto di vista scientifico.
2- Mi ha appena detto che Lei ha intrapreso studi classici. Come mai ha deciso di svolgere una professione scientifica, come quella dell’ingegnere, anziché una di tipo umanistico?
Perché noi siamo figli di contadini e quindi volendo migliorare un po’ la cultura della famiglia, o meglio del gruppo allargato, non occorreva avere solo una formazione settoriale, nel mio caso oltre ad una formazione di carattere umanistico, in quanto per completare ho voluto aggiungere anche quella scientifica. Ma ciò, non ti porta a diventare eccellente né in un campo né nell’altro, però a me è servito e io sono sicuro che i miei figli riusciranno a raggiungere l’eccellenza! Ecco spiegato il perché della scelta del Liceo Classico, per poi non proseguire gli studi in medicina o letteratura, ma verso le materie scientifiche, in modo da aumentare la cultura di base. Comunque, se io ora sono qui a svolgere la professione di ingegnere, lo devo anche alle possibilità economiche della mia famiglia, che hanno permesso di mantenermi agli studi, riuscendo a intraprendere la formazione sia classica che scientifica.
3- Secondo la maggior parte dei sondaggi svolti fra gli adolescenti, è emerso che gran parte di loro oggi non ha un buon rapporto con la matematica. A Lei, invece, le è sempre piaciuta sin da piccolo? Se sì, come nasce la sua passione per questa materia?
A me è sempre piaciuta la matematica, ma non solo questa materia, diciamo che la vita è una successione di situazioni problematiche e quindi tra la matematica, la filosofia, la letteratura non c’è differenza, cambiano solo gli strumenti per poter risolvere determinati problemi. La mia passione verso questa materia nasce in maniera naturale, la curiosità porta a crearsi dei problemi, che possono essere anche stupidi, come per esempio, nel caso in cui volessi andare in piazza, ma voglio perdere tempo, allora vado a cercare il percorso più lungo. Questo è un problema matematico che va risolto con la matematica, da qui nasce l’esigenza di conoscere la matematica per poter risolvere i problemi.
4- Lei come professione fa l’ingegnere per cui è sempre a contatto con i numeri. Che rapporto ha con la matematica nel quotidiano?
Ho un buon rapporto con la matematica nel quotidiano, ma c’è da dire che quella che io applico nel mio mestiere è solo una matematica ridotta, elementare rispetto a quella che ho studiato all’università, anche perché i problemi con cui mi ritrovo a “combattere” sono più lineari, in quanto richiedono mezzi più semplici per la risoluzione. Ma alla fine è diventato un automatismo, per cui è un rapporto di consuetudine.
5- Durante la sua carriera scolastica, ha mai incontrato eventuali difficoltà nello studiare questa materia?
Non ho trovato particolari difficoltà nello studiare questa materia, ho solo impiegato un po’ più di tempo per capire alcuni concetti, per poterli interiorizzare e svilupparli, però difficoltà no, me la sono sempre cavata da solo, con più o meno impiego di tempo.
6- Che consigli si sentirebbe di dare a chi intraprende un percorso di studi simile al suo, nell’approcciarsi con questo tipo di materie?
L’unico consiglio che mi sentirei di dare è di trattare questa materia come tutte le altre; in fondo, la mancanza di amore verso la matematica non è da imputare ai ragazzi, bensì agli insegnanti, che, secondo me, sono poco tarati, poiché “figli degli anni ’60-’70”, in cui la matematica veniva vista come una “pecora nera “, ma personalmente non lo è mai stata!
Una persona che capisce un sillogismo logico in filosofia, non può non capire una proprietà simmetrica in matematica, è assurdo, per cui se si va bene in letteratura non si può non andare bene in matematica, nel caso contrario vuol dire che le basi sono state date in maniera sbagliata.
7- A conclusione del suo ciclo di studi e successivamente con lo svolgimento della sua professione, mi saprebbe dire che idea ha maturato della matematica?
La matematica rientra in tutte le attività della persona, non penso che faccia parte della persona stessa, anche se viene usata inconsciamente da tutti, a partire dal conteggio dei soldi quando si fa la spesa, o quando si è in macchina che si calcola il tempo di frenata, perché bisogna rallentare o svoltare. Ogni giorno si è a contatto con la matematica, non ci si rende conto di ciò, perché manca la razionalizzazione di determinate azioni, ma la vita è tutta una matematica già da quando si nasce.

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